[CONCLUSO] Progetto Effetà

EFFETÀ (apriti!)
di Nicoletta Prandi e Francesco Cito
progetto reportage dal Centro  Effetà  di Betlemme per l’educazione di bambini audiolesi

Progetto di Natale: Ascolta la vita – BETLEMME

L’idea, il luogo, le condizioni sociali

L’idea nasce da un incontro con rappresentanti del Centro Missionario Diocesano di Bergamo, impegnati nel sostenere l’attività del Centro Effetà  che raccoglie sulla collina di Betlemme, nei territori della Cisgiordania (a circa 10 km da Gerusalemme, dalla quale è separata dall’alto muro costruito dagli israeliani),  circa 150 bambini e ragazzi (maschi e femmine) con problemi di sordità.

In una città povera, abitata da Palestinesi, arabi musulmani e arabi cristiani  che vivono di artigianato e poco turismo, la Casa ,diretta dalle Suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori di Vicenza, è anche il centro di una forte azione sociale, attraverso vari segmenti.

Trattamento ambulatoriale  precoce, scuola materna, scuola dell’obbligo (dalla prima alla decima, corrispondente alla nostra 2a superiore), rieducazione ambientale (rieducazione di bambini con impianto cocleare e disturbi del linguaggio), sportello sociale per coordinare azioni educative tra scuola- famiglia-ambiente sociale, istituzioni e centri specialistici per l’eventuale prosecuzione degli studi e l’inserimento lavorativo. 

I genitori degli alunni hanno livello sociale medio basso, la maggior parte  ha conseguito solo la licenza elementare ed è alto  il numero delle madri analfabete. Più del 70 per cento dei padri è formato da operai manovali, con salari precari. I nuclei famigliari sono molto numerosi: 5,6 o più figli.

I piccoli non udenti frequentando il Centro  hanno la possibilità di seguire  una scuola “nonostante tutto”.

Poiché hanno difficoltà a comunicare attraverso il linguaggio dei segni, imparano a leggere il labiale e la fonetica e a parlare con laringe, bocca, lingua. Diventano così più autonomi nella vita quotidiana. Dai 3 ai 7 anni frequentano l’asilo, quindi le elementari e le medie  dove ricevono regolari lezioni, integrate da incontri  individuali di terapia linguistica. A tale scopo ci sono aule dotate di specchi in cui possono  controllare mimica e respirazione.

Un gruppo di 22 ragazze  le cui famiglie sono  lontane dalla scuola vivono nell’Istituto.

La riflessione

Da Heidegger a Benjamin, da  Wittgenstein a Rorty, la ricerca filosofica del ‘900 ha dato notevole importanza alla formazione del linguaggio.
Allora se “..noi dimoriamo nel linguaggio e i suoi confini sono i confini dei nostri mondi”  perché non chiedersi che succede in Palestina,  dove possiamo documentare, in una situazione molto particolare:
-rieducazione audio-fonetica di bambini sordomuti da 1 a 16 anni;

-convivenza nella  Casa Effetà  di due  grandi religioni monoteiste;

-importanza dell’Istituto nel tessuto comunitario locale;

 Fotografie e testi per scoprire storie dell’ordinario e dello straordinario  che raccontano:

– l’intervento precoce (trattamento ambulatoriale di bambini piccolissimi (da 1 a 3 anni)

– le relazioni con le famiglie (rientro di chi torna a casa nei fine settimana, situazione sociale dei genitori, accettazione dell’handicap da parte  dei familiari)

– l’inserimento lavorativo di chi è uscito dalla scuola.

– l’impegno encomiabile degli operatori della Casa

Ecco alcuni OBIETTIVI che il reportage fotografico e il sostegno al progetto si prefiggono:

Dare visibilità e valorizzare il patrimonio umano dei sordomuti. Avviare un’azione di sensibilizzazione che si basa sul riconoscimento  dei contenuti dell’esperienza del Centro Effetà di Betlemme.

Diffondere l’idea che la condizione dei sordomuti, anche se può essere dolorosa, è un’opportunità di avvicinamento tra le persone, di conoscenza di altri approcci  spesso molto creativi  ad un ambiente -il nostro-  in cui la comunicazione visiva e verbale è talvolta  in grado di creare isolamento più dello stesso handicap, perché molte persone non sono più in grado di ascoltare veramente.

 Stimolare azioni pubbliche sulle tematiche legate alla condizione dei sordomuti perché l’argomento interessa non solo l’ambito socio-sanitario, tradizionalmente impegnato in questo settore, ma anche  il campo delle scienze neuro-fisiologiche e quello dei linguaggi.

Diffondere l’idea che i sordi hanno un grande patrimonio umano di sensibilità basato sull’approccio che possiamo chiamare “occhi dietro la testa”, senza mediazioni agli aspetti essenziali dell’esistenza.

Dettagli della mostra fotografica

La mostra si compone di n. 52 stampe fotografiche professionali in bianco e nero montate su cornici nere di dimensioni 45×60 cm.

Ogni foto è fornita di didascalia con la descrizione di ciò che è stato ritratto.

Viene fornito un espositore da terra con le indicazioni della mostra fotografica da posizionare all’inizio del percorso.

Ecco dove visionare tutte le fotografie della mostra diffusa:

Parrocchie:
Duomo Città Alta – Gandino, Filago, Grassobbio

Abbazia di San Paolo D’Argon

Sede Ascom Bergamo

Fondazione I.S.B. Torre Boldone

Centro Missionario Bergamo